IL SANGUE DELLE DONNE
Tracce di rosso sul panno bianco
prefazione al catalogo
Rossella Alessandrucci
Tracce di rosso sul panno bianco
prefazione al catalogo
Il sangue delle donne
Tracce di rosso sul panno bianco
Ero in Arabia Saudita quando mi è giunta inaspettata
la mail di Manuela De Leonardis che mi proponeva Il sangue delle donne, un progetto nato dal ritrovamento casuale,
in un mercatino rionale, di alcuni panni di lino d’epoca usati nella prima metà
del Novecento dalle donne durante il ciclo mestruale.
Manuela ad io abbiamo lavorato insieme lo scorso anno
su un progetto di Susan Harbage Page, trovandoci molto in sintonia. Per questo
motivo avevo piacere di ricevere una sua proposta, ma letta da lì, dalla zona
più fondamentalista dei paesi arabi, la parola “mestruazioni” mi è sembrata come un’indecenza, quasi scabrosa e
la parola “pannolino” assumeva
un suono sgradevole, vecchio, di una antica quotidianità non adatta ad un
pubblico educato.
Giravo per la città di Gedda, ed ero completamente
avvolta in una abaya nera. Entravo nei negozi, nei centri commerciali e vedevo
donne indossare un velo che spesso copre anche gli occhi, donne che non possono
misurare i vestiti che acquistano e che per scegliere della biancheria intima devono
andare in reparti separati, accuratamente nascosti allo sguardo di ogni cliente.
In questo clima di estremo occultamento del corpo
femminile mi sono ritrovata a decidere se fare o meno questa mostra e proprio
questo ambiente mi ha convinto a sostenere il progetto.
In un primo momento, ancora pervasa da un ostinato
conformismo, ho proposto a Manuela di cambiare il nome, usando un titolo più
elegante, trasformando Il sangue delle
donne in Tracce di rosso sul panno
bianco, ma poi ci siamo guardate
negli occhi e abbiamo realizzato quanto la parola “sangue” dovesse essere mantenuta,
così profonda, efficace, così li abbiamo usati tutti e due.
Ho suggerito di approfondire l’argomento con una
pubblicazione, che ci consentisse di parlare di qualcosa del quale ancora il
mondo e, soprattutto le donne stesse, si vergognano.
Tramite questo progetto artistico ho scoperto la
poetessa indiana Rupi Kaur censurata su Istagram, solo per aver postato una propria foto
sdraiata sul letto con una macchia di sangue sui pantaloni; ma anche l’atleta Kiran Gandhi che ha corso la maratona di Londra, nel periodo
mestruale, senza usare assorbenti per sentirsi più libera. Profondamente
consapevole di combattere il fatto che le donne
si sentono "stigmatizzate" ogni volta che hanno le mestruazioni.
Mi sono riaffiorate le parole di Diane Di Prima in
“Memorie di una Beatnik” riguardo la sessualità di Jack Kerouac pronto a scopare donne mestruate. Negando così la consuetudine che gli uomini non amano
avere rapporti sessuali con donne durante il ciclo, come il ricordo di un’intervista
televisiva di Pif ad un transgender, sconcertato per avere ancora le
mestruazioni nel periodo di transizione da donna a uomo, in quanto ormai del tutto estraneo a questo fenomeno così profondamente femminile.
Le mestruazioni sono qualcosa che viene dall’interno
del corpo, dalle profondità di un mondo che ogni donna possiede ma che mai
vengono percepite coscientemente. Il sangue ha un impatto forte sugli esseri
umani non essendo abituati a vederlo. Si ha un rapporto fisico con il sangue
soltanto a seguito di una ferita, di un taglio, in situazioni sgradevoli e
patologiche. Il sangue è qualcosa di occulto e la sua visione non evoca altro
che dolore e morte.
Le donne, pur avendo un rapporto più frequente con il
sangue tramite le mestruazioni, analogamente non lo amano: rimangono sgomente nello
scoprirlo per la prima volta durante il menarca, sono nevrotiche durante le
sindromi premestruali, doloranti nei giorni del ciclo, infine sono disperate
nel dirgli addio con caldane e depressione. Mai un gesto di gioia e di
compiacimento per averlo come compagno di vita per un periodo così lungo. Eppure
è l’unico mezzo per dare all’essere umano una continuità, almeno per ora.
Le artiste invitate a rappresentare questo progetto
hanno usato il linguaggio a loro più congeniale per celebrare un evento che si
perpetra dall’origine del mondo e per riuscire a trasformare in entusiasmo e
vitalità ogni traccia di disprezzo del corpo femminile.