"Il sacro è un elemento della struttura della coscienza e non un momento della storia della coscienza. L'esperienza del sacro è indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall'uomo per costruire un mondo che abbia un significato. Le ierofanie e i simboli religiosi costituiscono un linguaggio preriflessivo. Trattandosi di un linguaggio specifico, sui generis, esso necessita di un'ermeneutica propria
Questa è la definizione che Mirca Eleide da del Sacro, ciò che appartiene a Dio. Ma ciò non avviene, per forza e capacità propria, come nel Numen, ma per attribuzione: è l'Uomo infatti, con il rito, che conferisce tale attribuzione, dandogli fondamento e ruolo nell'ordine cosmico.
Tema, quello del Sacro che negli ultimi anni, era scomparso dall'Arte o, magari, declinato in forme differenti da quelli a cui secoli di tradizione cristiana ci avevano abituato.
Però, e sono io il primo ad esserne sorpreso, sta ritornando in voga. Nell'ultimo mese, ho parlato di almeno quattro mostre che lo trattano."
Questa è la definizione che Mirca Eleide da del Sacro, ciò che appartiene a Dio. Ma ciò non avviene, per forza e capacità propria, come nel Numen, ma per attribuzione: è l'Uomo infatti, con il rito, che conferisce tale attribuzione, dandogli fondamento e ruolo nell'ordine cosmico.
Tema, quello del Sacro che negli ultimi anni, era scomparso dall'Arte o, magari, declinato in forme differenti da quelli a cui secoli di tradizione cristiana ci avevano abituato.
Però, e sono io il primo ad esserne sorpreso, sta ritornando in voga. Nell'ultimo mese, ho parlato di almeno quattro mostre che lo trattano."
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